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Martedì, 19 Marzo 2024
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Cleo, 131 chili: "Vi racconto come vive un'obesa a Como: per favore se mi incontrate, sorridetemi"

36 anni, una figlia e 130 chili di peso e il coraggio di raccontare le sue paure

È tempo di vestiti leggeri, piscine (se ci sono), costumi, lidi e week-end al mare. Se per molti questo è un periodo dei più belli dell'anno, per Cloe, per chi è sovrappeso, non lo è. Al contrario è un vero e proprio incubo fatto di tristezza e umiliazione. Cloe ci contatta per dare voce al suo disagio e, forse, a quello di altri. I social ci propongono corpi perfetti, vite da sogno. Ma si può essere belle anche con qualche chilo in più. E senza false retoriche, se non altro evitare di infierire. 

«Come mi definirei?, risponde Cleo alla mia ultima domanda la telefono- Invisibile».

Eppure tutta la nostra conversazione si è bastata sul concetto opposto del non essere visibile, ovvero sulla sensazione perenne di avere sempre gli occhi puntati addosso a causa del proprio peso. Mi ha mandato molte foto, voleva essere d'esempio, non avere timore di mostrarsi ( è bellissima, oltretutto) ma, alla fine ha prevalso la paura del giudizio. 

«Ho 36 anni e sono sempre stata in carne, da quando ho avuto mia figlia, che oggi ha 5 anni, ho messo su ulteriori chili che non riesco a smaltire. Al contrario: mi sembra sia tutto inutile, quindi mangio di più». 

Cleo, che è nata a Milano ma vive a Como oramai da più di 4 anni, ci racconta come la sua vita sia, a causa dei chili di troppo una sofferenza.

«Finchè ero solo io, potevo anche fregarmene, anche se le ferite, le umiliazioni facevano comunque male. Ora che ho una figlia mi vergogno per lei. Vorrei fosse fiera di sua madre, ma lo so che viene presa in giro, lei al posto mio. E per quanto cerchi di insegnarle che quello è solo bullismo, inutile negare che anche le persone che non mi prendono in giro apertamente, non mi insultano, alla fine guardano. Tutti mi guardano. Magari i più gentili hanno solo l'accortezza di commentare dopo».

«Como è una città bellissima ma (forse è solo una mia sensazione e non voglio mancare di grattitudine alla città che mi ha accolta) rispetto a Milano mi sembra che la mia obesità dia davvero fastidio e non c'è momento in cui non mi senta derisa. Del resto le comasche sono tutte eleganti, belle, magre...»

Cleo ci racconta che quando cammina per il centro di Como non riesce nemmeno ad alzare lo sguardo. 

«Il lockdown per me è stato un vero sollievo, perchè potevo eviatare la gente, evitare di uscire, evitare gli sguardi. Dovevo andare solo al supermercato ... ma tanto lì sono abituata ad essere osservata». Una volta all'Esselunga di Lipomo un ragazzino ha detto a sua mamma, che era in coda dietro di me: «Guarda com'è pieno il carrello della cicciona», come se contasse qualcosa quante volte vado a fare la spesa e quanti prodotti compero».

«Tutta la mia vita è scandita dal peso, dai chili. Non posso fare tante cose, ma molte, per mia figlia, le faccio».

«Tutti pensano che essere grassi sia una colpa. Se mi mancasse un braccio, per esempio, susciterei compassione. Il fatto di essere grassa per la maggior parte della gente è una mancanza di volontà. Può darsi, ma vi siete mai chiesti da dove derivi la voglia di fare del male al proprio corpo? Se ci siano traumi dietro all'obesità?».

«Non riesco a mettere la mia foto, sapete perchè? Se da un lato riceverei comprensione ci sarebbero comunque più insulti ed io non li reggerei. Comunque non sarà difficile riconoscermi, se mi vedrete in giro per Como, data la mia stazza davvero enorme. Vi chiedo solo questo, invece di ridere di me, potreste anche solo una volta, sorridermi? Non potete capire quanto questo aiuti».

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