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Suggestione Pd, Bongiasca candidato sindaco a Como?

Cercasi un nome disperatamente

Manca solo un anno alle elezioni del nuovo sindaco di Como. E in città qualcosa si muove già da mesi. A tenere le fila nel centrosinistra è il Pd. Soprattutto dopo l'invito a nozze gentilmente declinato da Mauro Guerra, propabilmente l'unico candidato che avrebbe messo d'accordo tutti. Così l'esercizio più in voga del momento è diventato quello di esporre al sole i nomi fatti sottovoce con l'intento di sondare il terreno. Bruciarli prima che intorno a loro si possa costruire una forza importante per qualcuno è già un risultato. Va probabilmente in questa direzione, o almeno alcuni vorrebbero che ci andasse, ad esempio, la nobile candidatura di Adria Bartolich, per certi versi così spiazzante che potrebbe raccogliere un tale consenso da spiazzare alcuni Dem orientati altrove.  

Magari non tanto quell'area che ammicca in città, galeotta funa una cena tra Ada Mantovani e Stefano Fanetti, quanto quella meno esposta a Como ma pur sempre alla ricerca di un candidato che magari orbiti in un'ala di provenienza cattolica per non dire democristiana. Ed ecco allora spuntare il nome dell'evergreen Florenzo Bongiasca, attuale presidente della provincia di Como. La sua candidatura in certi ambienti del Pd comasco circola sottobanco, ma le indiscrezioni in questo senso sono tutt'altro che fantascientifiche.

Sembra insomma che alcuni convenuti al grande tavolo della sinistra al momento stiano apparecchiando la tavola più con l'idea di servire piatti da consumare tra gli stessi commensali che da offrire alla città. Soprattutto quando qualche chef con un po' più di esperienza in cucina estrae una ricetta - magari anche nata sull'onda di una casuale intuizione - con qualche ingrediente che alla lunga potrebbe anche essere in grado di soddisfare più palati. Ma se il primo piatto Bartolich è sembrato al dente - e quindi di certo non ancora bruciato - possiamo ben immaginare quanto invece possa sembrare a molti indigesto un secondo con Bongiasca.

Ad oggi, però, più che un grande cuoco quel che manca è un grande menù. Quello a cui magari sta lavorando in sordina Civitas con la sua Bottega, che di certo qualche grattacapo alla mensa della sinistra comasca lo sta dando. E mentre il centrodestra sonda il terreno, con Butti, Landriscina e Fermi a mischiare le carte, sul fuoco dei fornelli del centosinistra bruciano piatti come fiammiferi. E il rischio, l'esperienza Traglio qualcosa dovrebbe averla insegnata, non è tanto quello di fare carbonella ora ma quello di arrivare alle elezioni con il cerino in mano.  

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