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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Ricorso contro l'ordinanza anti accattonaggio: il Tar respinge la sospensione

Il provvedimento rimane in vigore: no all'istanza di Civitas, tutto rinviato al 23 gennaio.

Per il momento l'ordinanza anti accattonaggio firmata dal sindaco di Como Mario Landriscina il 15 dicembre 2017 rimane in vigore. A stabilirlo è il Tar che nella tarda serata di martedì 2 gennaio ha comunicato di non aver accolto la richiesta di istanza cautelare "ante causa" e "inaudita altera parte" presentata dall'associazione Civitas-Progetto Città lo scorso 29 dicembre con l'aiuto dell'avvocato milanese Damiana D'Errico e del suo team composto da Francesco Viceconte e Ilaria Rudisi. Tutto è rinviato al 23 gennaio.

I passaggi

Due i passaggi che gli avvocati milanesi avevano deciso di mettere in atto: il primo quello appunto dell'istanza cautelare, uno strumento che il codice prevede se ci sono contingenze particolari. In sostanza l'istanza viene presa in mano dal giudice monocratico (il presidente del Tar) anche senza bisogno di un confronto con l'altra parte. A lui Civitas ha chiesto la sospensione dell'ordinanza che, in caso di risposta affermativa, diventa subito esecutiva.
Il secondo passo è la camera di consiglio e la discussione nel merito.

La decisione del giudice monocratico

Il presidente del Tar ha respinto l'istanza rinviando tutto alla riunione della camera di consiglio fissata per il 23 gennaio. 
"Il giudice non ha detto che l'ordinanza è legittima - ha precisato il legale Francesco Viceconte- ha semplicemente detto che per quanto concerneva la propria visione non c'erano motivazioni di urgenza e contingenza. Noi non siamo d'accordo ovviamente, ma la decisione del presidente va rispettata. Se vogliamo guardare il lato positivo - ha proseguito Viceconte- il fatto che il presidente abbia rinviato la decisione al collegio significa che non ha ravvisato una legittimità palese dell'ordinanza, altrimenti avrebbe subito respinto il tutto con condanna al pagamento delle spese giuridiche".

Le motivazioni

"Ritenuto - si legge nella comunicazione del Tar -che non sussistono i presupposti di estrema gravità ed urgenza tali da non consentire la dilazione della trattazione della domanda cautelare alla prima camera di consiglio utile in quanto il divieto opera in zone limitate della città, respinge l'istanza cautelare monocratica e fissa per la trattazione collegiale la camera di consiglio del 23/1/2018".

Le reazioni di Civitas

"Le ragioni che ci hanno indotto a far nostra questa azione rimangono invariate - fa sapere il gruppo Civitas in un comunicato stampa- crediamo, infatti necessaria una valutazione giurisprudenziale in merito alle non chiare e contraddittorie applicazioni che molti sindaci italiani stanno facendo del Decreto Minniti sul “decoro urbano”. Ma un ulteriore stimolo, politicamente e giuridicamente rilevante, sono le dichiarazioni di esponenti dell’amministrazione Comunale in merito all'inserimento delle disposizioni di questa ordinanza nel quadro regolativo del Comune di Como, rendendole di fatto permanenti. Ribadiamo con determinazione quanto già detto in precedenza: problemi profondi e complessi non possono essere affrontati in modo superficiale, facendo ricorso a inutili e inique scorciatoie. La politica, anche quella che si esercita nei territori, deve avere la capacità e assumersi la responsabilità di indicare soluzioni che salvaguardino, prima di tutto e senza ambiguità, quei valori che ognuno di noi giudica imprescindibili e che mettono al primo posto il legame sociale tra i cittadini".

La bufera sull'ordinanza si era scatenata soprattutto dopo l'episodio avvenuto nel porticato dell'ex chiesa di San Francesco in largo Spallino da cui un gruppo di volontari è stato allontanato dai vigli mentre distribuiva le colazioni ai senzatetto, scatenando un putiferio di polemiche a livello locale e nazionale. Per protestare contro questo fatto, era stato organizzato per la mattina dell'antivigilia di Natale un bivacco solidale proprio a San Francesco cui avevano partecipato centinaia di persone. Il sindaco Mario Landriscina aveva spiegato le motivazioni e dato la propria versione dei fatti in una conferenza stampa tenuta insieme al comandante della polizia locale di Como.

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