Gianni Schicchi: L'heure espagnole al Teatro Sociale di Como
Un abbinamento irrituale, due commedie, in atto unico, vicine nel tempo: L'heure espagnole, composta da Maurice Ravel nel 1911 e Gianni Schicchi, di Giacomo Puccini, del 1917. Minimo comune denominatore dei due titoli è il senso, inesorabile, del tempo, che viene scandito in Ravel dal tema dell’orologio (il protagonista è un orologiaio), mentre in Puccini il tempo è il fluire della vita, che esplode con ironia, fin dalle prime battute iniziali. In scena al Teatro Sociale di Como il 10 e 12 gennaio 2020.
A proposito de L’heure espagnole, “Dopo oltre cento anni dalla sua nascita, Maurice Ravel è ancora considerato uno dei grandi innovatori dell’espressione musicale “afferma il direttore d’orchestra Sergio Alapont “Ravel scrive L’heure espagnole in omaggio al padre, che lo aveva sempre sostenuto nella sua carriera musicale. Se il compositore aveva già scritto diverse opere di successo, nessuna di esse era un’opera lirica, un genere particolarmente amato dal genitore. Ravel ha definito il suo lavoro un’opera-bouffe. Per comporre questa partitura utilizza elementi spagnoli come la jota, l’habanera (anche se questa è originariamente una danza cubana), annoverandola fra una delle numerose composizioni in cui Ravel ha introdotto linguaggi musicali della tradizione spagnola. L’heure espagnole, commedia musicale piena di fantasia e malizia, un successo da maestro. Un’opera piena di brillanti esperimenti musicali e sonori.” E su Gianni Schicchi Alapont continua “Gianni Schicchi, nonostante la sua brevità, è giustamente considerata un’opera maestra. Un ritorno all’opera buffa in tutto il significato classico del termine. In Gianni Schicchi il macabro si converte in comico con una teatralità perfetta. Di Puccini si è sempre detto che sapeva risvegliare, suscitare le grandi emozioni nel pubblico, ma anche nella comicità non ha deluso le aspettative, proprio come ha fatto lo stesso Giuseppe Verdi alla fine della sua carriera, riprendendo la tradizione dell’opera buffa italiana nei suoi momenti di massimo splendore.”
Il regista Carmelo Rifici su L’heure espagnole: “I personaggi, costruiti come automi robotizzati, partecipano a questa danza amorosa. I costumi pensati per impedire loro di muoversi in maniera realistica, mostrano tutta la carica erotica dei personaggi proprio grazie all’impossibilità di farla scoppiare. Lo spettacolo, lontano dall’idea di restituire al pubblico una semplice pochade, si pone l’obiettivo di accompagnare una partitura sapiente, colta ed estremamente raffinata, nonostante l’ambigua popolarità del soggetto”, su Gianni Schicchi “L’intrigo è anche alla base di Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. L’opera è nota, Puccini riprende il tema già affrontato da Dante che incontra Schicchi nel girone infernale dei falsatori di persona, per il tiro giocato sul letto di morte di Buoso Donati. Simulando i gesti e la voce di Buoso, già morto, egli dettò un falso testamento in favore proprio e di Simone Donati, suo complice e fidanzato della nipote. Lo spirito di commedia, trattenuto e soffocato in Ravel, qui esplode in tutta la potenza grazie alla partitura di Puccini e al libretto di Giovacchino Forzano. Abbiamo pensato di ambientare l’opera all’interno di un cinema, non solo per sottolineare la comicità del soggetto, antenato di una certa commedia all’italiana che proprio grazie al cinema, farà conoscere al mondo una generazione di interpreti superlativi, ma soprattutto per mostrare, attraverso un sapiente gioco di montaggio, la superba costruzione dell’opera. Primi piani, piani americani e campi lunghi, diventano necessari strumenti per far calare lo spettatore in una situazione brillante di azioni, contrazioni e piani di ascolto.”