Giornate FAI all'aperto: sabato 27 e domenica 28 giugno alla scoperta di luoghi magici sul Lago di Como e di Lugano
Un immaginario giro di alcune proprietà del Fai si laghi di Como e Lugano in occasione delle giornate all’aperto, può partire da Villa del Balbianello a Tremezzina, dove il racconto è quello di una natura violentata, della forzata dalla mano dell’uomo; il giardino settecentesco custodisce specie vegetali modellate ad arte - l’arte della potatura o ars topiaria - per spingere la natura ad assumere forme innaturali, artificiose e ardite, che suscitano meraviglia; tra accostamenti di specie rare e virtuosistiche siepi, spiccano il grande leccio potato “ad ombrello” (oggi da giardinieri tree-climbers) e il Ficus Repens che da secoli avvolge le colonne della Loggia Durini in una spirale, come un verde ricamo.
La seconda tappa può essere la Torre del Soccorso (detta del Barbarossa). Si trova su uno sperone di roccia affacciata sul lago, costituita da due edifici: la torre vera e propria e un edificio residenziale, cinti da una cortina muraria. La torre ha un impianto a base quadrangolare su quattro piani per un’altezza complessiva di circa 15 metri ed è composta da una massiccia muratura in blocchi in pietra di Moltrasio. L’origine del manufatto secondo gli studi dell’Arch. Luigi Mario Belloni, è da ricondursi nell’ambito del sistema difensivo organizzato attorno al caposaldo dell’Isola Comacina, a quel tempo alleata di Milano contro la città di Como.
L’ultima tappa nel nostro viaggio, potrebbe essere la Villa Fogazzaro Roi a Oria, Valsolda, sulle rive comasche del Lago di Lugano, che racconta invece il verde letterario. Dimora estiva dello scrittore Antonio Fogazzaro, la villa e il suo paesaggio sono lo sfondo in cui è ambientato il famoso romanzo Piccolo mondo antico, edito nel 1896; nel giardino pensile e nell’orto “di Franco”, affacciati sul lago, si ritrovano le specie citate nel romanzo: le piante di osmanthus, il ficus repens che si arrampica lungo la muraglia, l’antica rosa, i cipressi e il pinus pinea, che già alla fine dell’Ottocento - come scrive Fogazzaro - era “il colosso della famiglia”.
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