Le maschere” tra Pirandello e Terragni, incontro allo Yacht Club di Como
Forma e struttura, in tal modo, si fronteggiano, si scambiano sguardi ermetici, si chiedono vicendevolmente il perché del loro «stare insieme», del loro giacere su un medesimo piano di fondo. Giuseppe Terragni coinvolge quindi le sue forme in un gioco di ribaltamenti concettuali. Le linee, forza della struttura, divenute elementi di un’astratta ragnatela, indeboliscono la perentorietà delle immense pareti: fingendo di dirne la «verità», esse ne rivelano il senso ultimo, quello di essere una finzione.
La maschera, in tal caso, è il volto: il corpo, l’organismo che si sviluppa dietro e a lato di quella maschera, è libero di parlare altre lingue Siamo ancora a teatro: ma ora non alle «maschere nude» di Pirandello stiamo assistendo, bensì a una pièce surrealista, a un gioco di sorprese non lontano dal «Teatro della crudeltà» di Antonin Artaud. In altre parole: le «maschere nude» di Terragni, nella Casa del Fascio, non sono più «in cerca di autore» La verità della maschera è tutto.
La sospensione del senso diviene così l’autentico soggetto delle «maschere» terragnesche. La «maschera» comprende in sé la realtà, ma anche il pudore che trattiene Terragni, «uomo difficile», dall’esibire indecentemente il nucleo privato del suo mondo poetico. Costruire case che parlino dell’impossibilità di «avere dimora»: questo il senso ultimo del suo comporre». Eppure, Terragni non sembra alieno dall’accogliere l’allegoria come ulteriore materiale per i suoi giochi di trasformazione.
Circolo Culturale Pirandello Como
Le maschere” tra Pirandello e Terragni
L’architetto Attilio Terragni conversa con Mimmo Dato