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"Oltre mille lavoratori comaschi senza futuro"

Oltre mille lavoratori comaschi non sanno cosa ne sarà del proprio lavoro, del proprio stipendio e del proprio futuro. Venerdì mattina nella sala Noseda della Cgil in via Italia Libera, una trentina dilavoratori si sono confrontati raccontando la...

Oltre mille lavoratori comaschi non sanno cosa ne sarà del proprio lavoro, del proprio stipendio e del proprio futuro. Venerdì mattina nella sala Noseda della Cgil in via Italia Libera, una trentina dilavoratori si sono confrontati raccontando la propria disavventura lavorativa.C'è chi non percepisce lo stipendio da due mesi e chi addirittura non vede un euro da luglio. Non perché siano stati licenziati. Anzi, il paradosso è proprio questo: non possono trovare un ricollocamento lavorativo perché a tutti gli effetti sono ancora dipendenti della propria azienda, in attesa, però, di retribuzioni arretrate. Frustrazione e avvilimento sono i sentimenti che affliggono oltre un migliaio di comaschi, molti dei quali tra i 50 e i 60 anni, cioè fuori dal mercato del lavoro e quindi impossibilitati quasi del tutto a trovare aziende disposte ad assumerli.

“La situazione sta peggiorando di giorno in giorno – ha spiegato Alessandro Tarpini, segretario generale Cgil Como – colpa da una parte del decreto Sviluppo Italia che ha modificato la norma che prima dava accesso in forma automatica in causa di crisi all'anno di cassa integrazione straordinaria. La nuova norma dice che per avere la cassa integrazione straordinaria in caso di procedure concorsuali è necessario avere la garanzia della prospettiva della continuità. A questo – ha aggiunto Tarpini – si aggiunge una situazione che rischia di fare esplodere il fenomeno. La nuova legge sul diritto fallimentare ha introdotto il meccanismo del concordato in continuità che rischia di cannibalizzare i pesci piccoli, nel senso che si scaricano i debiti delle aziende grosse su quelle piccole. Molte aziende stanno intraprendendo questa strada. Si sta imboccando una strada che toglie qualsiasi certezza ai lavoratori”.
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