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Economia comasca, cattivi presagi: "Nubi in arrivo, torna la recessione"

Poco incoraggianti i nuovi dati diffusi da Unindustria

Si preannuncia un periodo incerto, per non dire negativo, per l'economia comasca. Ad avvertire imprese e imprenditori è Unindustria Como, come spiega il presidente Fabio Porro: “Si avvicinano nubi minacciose che rischiano di fare ombra sulla nostra economia: si chiamano rallentamento e recessione. Ovvero l’opposto di quanto le premesse positive degli anni precedenti, dopo la crisi, facevano presagire. Come per le rilevazioni di carattere nazionale, infatti, anche dalla nostra indagine del mese di novembre emerge un dato su tutti: meno ordini e diminuzione di fatturato per quasi la metà delle imprese. Che tradotto significa: abbiamo smesso di crescere"

Crescita ferma: i dati

Lo scenario per le imprese di Como rivela continuità con quanto esaminato nella precedente edizione dell’Osservatorio. Come rilevato in settembre, infatti, gli indicatori di domanda, attività produttiva e fatturato risultano caratterizzati da una prevalenza di giudizi di diminuzione rispetto a quelli di crescita. La domanda mostra andamenti differenti in base all’ambito territoriale considerato. Sul versante nazionale gli ordini rallentano per oltre quattro imprese su dieci (44,4%), a fronte di indicazioni meno diffuse riguardanti la stabilità (33,4%), e l’aumento (22,2%). Sul fronte dell’export si registra invece una situazione stabile per il 47,6% delle imprese e quote del 26,2% sia per le realtà che indicano un aumento, sia per quelle che comunicano una riduzione.

L’attività produttiva è stabile per oltre un’azienda su due (55,5%), diminuisce per il 26,7% mentre aumenta per il 17,8%.
L’esame della capacità produttiva mediamente impiegata dalle realtà comasche del campione in novembre rivela una quota del 80,2%, dato che risulta in linea con quanto rilevato per il I semestre 2018 (80,1%).

Tra gli indicatori considerati, quello associato al fatturato si rivela essere il più penalizzato, al pari di quanto esaminato per il campione nel suo complesso. Nel 45,5% dei casi è comunicata la diminuzione, nel 31,8% livelli stabili mentre nel restante 22,7% un aumento.

Le previsioni

Per quanto riguarda le previsioni per le prossime settimane, circa un’azienda su due (48,9%) indica stabilità, il 42,2% segnala una diminuzione mentre il restante 8,9% comunica una crescita. 

Al pari di quanto esaminato per il campione dei tre territori complessivamente considerato, permangono criticità legate al limitato orizzonte di visibilità sugli ordini, inferiore ad un mese per quasi quattro imprese su dieci (38,6%), e ai casi di insolvenza e di ritardo dei pagamenti da parte dei clienti, a cui il 44,4% è costretto a far fronte.
L’andamento del costo delle materie prime, indicato in crescita da quasi un terzo del campione (31,8%) in novembre, ha rappresentato un ulteriore fattore di attenzione.   

Il credito

Per quanto riguarda i rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito è rilevabile un quadro stabile in novembre, così come indicato dall’84,4% del campione. Per il restante 15,6% le condizioni praticate dalle banche sono peggiorate.
Esaminando più nel dettaglio, un’azienda su cinque (20%) ha comunicato di aver registrato aumenti sul fronte degli spread e dei tassi applicati mentre il 28,9% del campione ha inoltre segnalato un incremento delle spese e delle commissioni applicate.
Nell’esprime giudizi sulla propria liquidità aziendale, le imprese comasche hanno comunicato soddisfazione in un terzo dei casi (33,3%), delineato un quadro stabile nel 31,1% mentre ritenuto la situazione migliorabile nel 35,6%.  

L'occupazione: i dati

Nonostante la congiuntura, l’andamento occupazionale si rivela stabile in novembre; l’88,9%del campione ha conservato la propria forza lavoro, il 4,4% l’ha aumentate mentre il restante 6,7% ha registrato una contrazione.
Le previsioni per i prossimi mesi confermano sostanzialmente il quadro tracciato in novembre.

Il commento

Il presidente di Unindustria Como, Fabio Porro, ha illustrato i motivi per i quali l'economia comasca è stagnante e va verso la recessione: "Le cause, come sempre, sono più d’una. Il rallentamento dell’economia globale su tutte che, per un’economia come la nostra dove è la domanda estera a dare maggiore supporto rispetto a quella interna ancora tropo asfittica, significa essere maggiormente esposti agli shock come la brexit, o il primo vero calo dell’economia cinese e, ora, anche tedesca. Ma se a queste cause esogene si aggiungono le forti incertezze interne del Governo rispetto, per esempio, alle grandi opere o ai provvedimenti di natura giuslavoristica, il combinato disposto delle cause rischia di divenire letale. Abbiamo una convinzione: questi segnali non possono essere ignorati e sono il campanello di allarme che dovrebbe indurre ad adottare una politica fiscale che sostenga davvero la domanda attraverso tagli di imposte, premialità per investimenti, smettendola di inseguire un facile consenso attraverso provvedimenti che hanno impatto ridotto o nullo sulla crescita”.
 

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