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"Aumenta l'Iva, diminuiscono i consumi"

Dopo due settimane dall'aumento dell'Iva, passata dal 21% al 22%, l'umore tra piccoli imprenditori, commercianti e artigiani è sempre più nero: l'aumento sta portando disagi di tipo pratico e, sulla scorta dell'esperienza del precedente aumento...

Dopo due settimane dall'aumento dell'Iva, passata dal 21% al 22%, l'umore tra piccoli imprenditori, commercianti e artigiani è sempre più nero: l'aumento sta portando disagi di tipo pratico e, sulla scorta dell'esperienza del precedente aumento (quello che ha portato l'Iva dal 20 al 21%), sta profilando all'orizzonte un futuro tetro per piccoli e medi imprenditori. Francesco Chirico, segretario generale di Confartigianato Como, ha illustrato alcune delle problematiche presenti e future legate all'innalzamento di un punto percentuale dell'Imposta sul valore aggiunto. Innanzitutto, come detto, problematiche prettamente pratiche: "L'aumento è stato deciso venerdì per poi entrare in vigore lunedì. Con il week-end di mezzo moltissimi dei nostri associati hanno lamentato grosse difficoltà ad adeguare i software per l'emissione delle fatture e i registratori di cassa. E' vero che lo Stato ha garantito tolleranza per un certo periodo di tempo, in modo da dare possibilità alle aziende di adeguarsi, ma sappiamo bene come vanno le cose: tra due o tre anni un'azienda potrebbe essere coinvolta in un controllo riferito alle registrazioni delle fatture di questi giorni, lo Stato si ricorderà di avere promesso tolleranza e ed elasticità in questo periodo in cui le aziende si stanno ancora adeguando?".

Dopo i problemi pratici veniamo a quelli economici. Confartigianato avverte: l'aumento dell'Iva produce un gettito inferiore nelle casse dello Stato. "Non siamo noi a dirlo - spiega Chirico - ma l'Istat. E' dimostrato dal precedente aumento dell'Iva dal 20% al 21%. Da gennaio ad agosto 2013 il gettito dell'Iva è diminuito di 3.500 miliardi di euro". Tante e molteplici le conseguenze. Da una parte l'aumento dell'Iva dovrà necessariamente essere assorbito dagli artigiani e dai piccoli commercianti che non potranno certo aumentare i prezzi dell'1%. In altri casi, invece, l'aumento si ripercuoterà in modo quasi esponenziale sulle varie fasi della filiera portando a un aumento del costo del prodotto finale gravando sul consumatore finale. Suona drammatica, poi, la constatazione oggettiva su dove finiscono i soldi guadagnati dalle aziende: "Se contiamo che l'Iva è del 22%, che la tassazione supera il 43% del reddito e che l'Inps vuole il 21,75% di contributi, arriviamo alla somma di 86,75% di importo che finisce nelle casse dello Stato. All'imprenditore, al commerciante e all'artigiano resta quel misero 13,25%".

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