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E’ morto Alessandro Rossi, il papà dei trenini Rivarossi di Sagnino

E' morto Alessandro Rossi, il fondatore della casa di modellini di treni Riva Rossi. Si è spento sabato mattina nella sua casa di Cortina dove viveva da alcuni anni. Fondò la Rivarossi nell'immediato dopoguerra. La fabbrica trovò la sua sede...

E' morto Alessandro Rossi, il fondatore della casa di modellini di treni Riva Rossi. Si è spento sabato mattina nella sua casa di Cortina dove viveva da alcuni anni. Fondò la Rivarossi nell'immediato dopoguerra. La fabbrica trovò la sua sede storica a Sagnino, dove vi rimase per decenni. Circa due anni fa la sede dismessa fu demolita. In quell'occasione il signor Rossi rilasciò un intervista, a firma di Dario Alemanno, che riproponiamointegralmente.

Nessun rimorso, nessun rimpianto. Alessandro Rossi (classe 1921), fondatore della mitica azienda produttrice di trenini elettrici, dalla sua casa di Cortina d’Ampezzo guarda al passato senza nessuna nostalgia, tanto è vero che non possiede più nemmeno un modellino come ricordo: «Abbiamo fatto il nostro tempo e sono molto orgoglioso e soddisfatto di quello che insieme ai miei collaboratori sono riuscito a mettere in piedi. Quello che conta, adesso, è che il nome della Rivarossi continuerà a vivere nei modellini prodotti dalla inglese Hornby che ha rilevato l’azienda ». Mister Rossi non si scompone minimamente davanti alla notizia dell’abbattimento dello stabile dove per oltre mezzo secolo ha lavorato e sudato per dare al mondo (nel senso più esteso del termine) le perfette riproduzioni firmate Rivarossi. «Non sono legato al luogo – spiega – ma alle persone».

Signor Rossi, lo sa che stanno abbattendo la sua fabbrica?

Me lo hanno riferito. È giusto così. Lo scopo per il quale fu costruita la fabbrica è venuto meno, quindi è naturale che venga abbattuta per lasciare spazio a qualcosa d’altro.

Non le provoca nessuna emozione?

Sinceramente non mi fa nessun effetto. Non provo nostalgia, né rammarico. Io non mi sono affezionato al luogo, ma alle persone e alla marca che ho creato. E per fortuna su questi due fronti continuo ad avere tante soddisfazioni.

Quali?

Molti miei collaboratori di quei bellissimi anni – li ho sempre chiamati così, mai dipendenti, perché sono stati protagonisti insieme a me della Rivarossi – ancora oggi mi vengono a trovare per vedere come sto e mi dimostrano il loro affetto a distanza di tanti anni. Segno che ho costruito qualcosa che va oltre al lato puramente economico. La passione ci ha uniti e tuttora ci unisce.

E per quanto riguarda il nome della sua azienda?

Non morirà certo perché buttano giù lo stabilimento. Vedo con piacere che alla fiera di Norimberga, la più importante a livello mondiale per quanto riguarda i modellini, la società inglese Hornby che ha rilevato la mia azienda ha presentato i suoi prodotti ancora con il nome Rivarossi, perché sanno che con questo nome vendono meglio, soprattutto perché è conosciuto in tutto il mondo per la sua qualità. Quindi la marca Rivarossi sopravvivrà ancora a lungo.

Ha conservato una bella collezione di trenini?

Assolutamente no. Li ho regalati o venduti tutti. Non ho spazio in casa dove metterli. Ho persino regalato a un collezionista il prototipo di un trenino che avremmo dovuto produrre, ma che non avevamo fatto in tempo a commercializzare.

Dario Alemanno

Aprile 2008

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