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Ponti a rischio crollo, lettera degli ingegneri di Como: "Subito anagrafe delle opere e piano di manutenzione"

Dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova l'Ordine lariano scende in campo sul tema della sicurezza

Non si placa il dibattito anche in provincia di Como dopo il drammatico crollo, il 14 agosto 2018, del ponte Morandi "Brooklyn" a Genova, che ha causato 43 morti. 
In queste settimane in ogni parte d'Italia sono stati fatti i nomi dei ponti e dei cavalcavia a rischio: tra questi si è parlato anche del Viadotto dei Lavatoi di Como. Dopo l'interrogazione del consigliere provinciale Dario Lucca alla presidente dell'amministrazione provinciale per sapere quanti e quali siano i ponti a rischio sul Lario, adesso nel dibattito interviente anche l'Ordine degli Ingegneri della provincia di Como. 

In una lettera ai media datata 25 agosto 2018 il presidente dell'Ordine di Como, l'ingegner Mauro Volontè, ha reso noto che il Consiglio Nazionale Ingegneri ha trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, una lettera con formulate delle proposte che vedrà impegnata, per il loro sostegno ed attuazione, l’intera comunità degli ingegneri italiani e quindi anche quelli lariani.

Ecco il testo integrale della lettera scritta dal presidente dll'Ordine comasco.

ll crollo del Ponte Morandi sul Polcevera a Genova richiama, prima di ogni altra considerazione, i sentimenti di cordoglio del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Como e di partecipazione al dolore delle famiglie colpite da questa immane tragedia.
Quanto avvenuto, purtroppo, ripropone il tema sempre attuale della sicurezza delle costruzioni e, come puntualmente capita all’indomani di un evento traumatico, per alcuni giorni questo diventa centrale nel dibattito politico e mediatico, salvo poi tornare in una zona d’ombra.
Il dibattito sulla qualità del progetto dell’ing. Riccardo Morandi ci appare, quindi, oggi, fuorviante rispetto alle problematiche più ampie poste dal crollo. L’opera fu ultimata alla fine degli anni ‘60; la considerazione tecnica che si deve fare è che essa arrivava solo dopo poco più di 50 anni dalla costruzione del primo ponte in cemento armato in Italia e a meno di cento anni dai primi utilizzi sperimentali di questo nuovo materiale nelle costruzioni.

Da allora molte cose sono cambiate: i carichi sui ponti, le normative tecniche ed amministrative, i volumi di traffico, le conoscenze sul degrado dei materiali e, in particolare, del cemento armato. La tipologia innovativa del ponte Morandi riguardava la concezione dello schema e la costruzione dei tiranti, con l’utilizzo del cemento armato precompresso; certo, da quell’epoca, gli studi sulla resistenza del c.a., in particolare sugli effetti della viscosità del calcestruzzo, come quelli sulla fatica e sugli effetti ambientali nel degrado dei materiali, hanno fatto passi enormi insieme alla tecnologia ed alle produzioni di componenti innovativi.

La sicurezza, la manutenzione e la prevenzione devono essere un impegno costante, un abito da indossare in modo permanente e non nelle occasioni del lutto e del dolore.
E’ necessario un piano nazionale di manutenzione sia per gli edifici, infrastrutture e gli impianti.

I numeri delle infrastrutture lineari di trasporto, relativamente alle reti autostradali, sono molto importanti, con 1.608 ponti e viadotti per una lunghezza di 1.013 km su un totale di circa 6.000 km di rete. Rappresentano tuttavia solo una parte dei circa 61.000 ponti e viadotti lungo i 255.000 km totali che compongono la rete stradale italiana fatta da autostrade, strade statali, regionali, provinciali e comunali per una lunghezza complessiva di 38.000 km. Dati molto importanti, segnale delle problematicità poste dalla complessità dell’orografia del nostro Paese, che impongono di rendere sistematiche le proposte sul tema della manutenzione.

Per tutto quanto evidenziato, il Consiglio Nazionale Ingegneri ha trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri prof. Giuseppe Conte e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Sen. Danilo Toninelli una lettera con formulate delle proposte che vedrà impegnata, per il loro sostegno ed attuazione, l’intera comunità degli ingegneri italiani.

Le proposte riguardano una elaborazione di un Piano nazionale di conoscenza dello stato di sicurezza delle opere d’arte infrastrutturali (ponti, viadotti, gallerie, opere di sostegno etc.), con un’anagrafe delle opere d’arte importanti, basata su dati messi obbligatoriamente a disposizione dagli enti proprietari o concessionari.
Il piano di manutenzione, che è da anni un elemento obbligatorio a corredo del progetto esecutivo, deve essere redatto da soggetti competenti e deve essere aggiornato sulla base di un costante monitoraggio diagnostico, dell’avanzamento delle ricerche scientifiche, delle conoscenze, delle tecnologie.

Tutto ciò deve valere, come detto, anche per le opere esistenti.

 SEMPLIFICAZIONE PROCEDURE 
In relazione agli interventi di manutenzione, data l’urgenza, si ritiene indispensabile definire procedure semplificate sia per l’affidamento dei servizi che delle forniture e dei lavori, puntando su conoscenze, competenze, tecnologie.
In tale ottica il Codice dei Contratti dovrà essere riscritto in tutte quelle parti in cui la ridondanza di procedure, linee di indirizzo, decreti, hanno finito per appesantirne e complicarne l’applicazione da parte delle stazioni appaltanti puntando, nella cornice generale della centralità della progettazione, questa assolutamente da conservare, ad una maggiore armonizzazione e sinergia tra gli attori del processo edilizio.

 COMPETENZE TECNICHE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 
Occorre colmare la carenza di tecnici, in particolare ingegneri, nella pubblica amministrazione, negli organi di pianificazione e controllo, e, spesso, anche nei soggetti concessionari; senza un adeguato numero di tecnici e di ingegneri che rafforzino gli organici delle pubbliche amministrazioni e delle Società concessionarie, qualunque intervento normativo e amministrativo, pur meritorio ed “ispirato”, rischia di restare, ancora una volta, inattuabile. Ciò, peraltro, consentirebbe finalmente di utilizzare nel nostro Paese i tantissimi ingegneri (ed altri tecnici), molti dei quali oggi emigrano all’estero, ove sono apprezzati per le loro competenze nella progettazione di opere infrastrutturali, non avendo modo di utilizzarle in questo Paese che ha rinunciato ad investire sulle infrastrutture, con gravi ripercussioni sulla competitività della nostra economia ma anche sull’efficienza dei nostri servizi pubblici.

Per tutte queste attività, gli ingegneri sono pronti alla piena collaborazione.

IL PRESIDENTE
ing. Mauro Volontè

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