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Cronaca

Como, furti in ville e appartamenti: sgominata banda di albanesi

53 i colpi messi a segno nel nord Italia per un bottino di oltre 200mila euro

Aveva commesso furti in appartamento anche in provincia di Como la banda di albanesi sgominata dai carabinieri di Novara nell'ambito dell'operazione denominata Prometeo3.
15 le persone arrestate, ritenute responsabili di almeno 53 colpi, tutti furti in abitazione messi a segno nelle province di Como, Milano, Monza, Lecco, Bergamo, Lodi, Cremona, Varese, Brescia e Genova. L'operazione è un proseguimento delle altre due che nel 2017 hanno portato in carcere 20 persone che agivano in bande differenti, ma tutte con lo stesso modus operandi. Per loro l'accusa è di furto e ricettazione. 

Furti in abitazione anche a Como: operazione Prometeo3

Come agivano

Secondo quanto accertato dai militari del nucleo investigativo novarese grazie ad un complesso lavoro di ricerca e indagine, gli albanesi agivano divisi in cinque diverse bande che compivano furti in tutto il nord ovest del Paese. Le 15 persone arrestate, che agivano in gruppi ben distinti e non collegati fra loro, sono quasi tutti di origine albanese e hanno precedenti specifici per reati contro il patrimonio. Le basi operative erano tutte in Lombardia: i criminali partivano da Milano, Pioltello, Buscate, Mulazzano e Tavazzano, nel lodigiano, a bordo di auto rubate. Dopo essersi messi in viaggio sull'autostrada sceglievano, senza un criterio preciso, una città o un paese da colpire. Qui attendevano il tardo pomeriggio e, complice il buio, entravano in appartamenti e villette per svaligiarli. La refurtiva era sempre composta principalmente da gioielli, argenteria, orologi, capi di abbigliamento di marca e altri oggetti facilmente rivendibili. L'ammontare della refurtiva, secondo le stime de carabinieri, si aggira intorno ai 220mila euro. 53 i colpi accertati dai carabinieri, messi a segno dalle 5 bande in diverse zone del nord ovest.

Le indagini

Gli arresti sono i lfrutto di un un lavoro investigativo lungo e complesso, reso ancora più difficile, come hanno spiegato i carabinieri, dal fatto che non sono state usate intercettazioni telefoniche, perchè i sospettati non usavano cellulari ma ricetrasmittenti per evitare di essere ascoltati. I militari hanno ricostruito i movimenti e recuperare la refurtiva, in parte già restitutita ai legittimi proprietari.

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