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Cronaca

Tanti comaschi vittime dello scandalo macabro di Biella: come aderire alla class action

Sotto accusa la società che gestisce il forno crematorio: cremavano insieme più salme

Potrebbero essere davvero tanti i comaschi coinvolti, loro malgrado e a loro insaputa, nel raccapricciante scandalo che ha travolto il forno crematorio del cimitero comunale di Biella. Infatti, da quando il forno crematorio di Como è fuori uso i parenti dei defunti hanno dovuto provvedere al trasferimento delle salme dei cari estinti fuori provincia affinché fosse eseguita la loro cremazione. Tra i forni più vicini c'è appunto quello di Biella dove, però, le indagini dei carabinieri hanno alzato il velo su una situazione agghiacciante: una lugubre catena di montaggio della morte a fini di lucro. Ora i parenti dei defunti vittime di questa assurda pratica si stanno organizzando per adire le vie legali con una class action che vede in prima linea Catia Ciccarelli.

Due arresti: le accuse

I carabinieri di Biella il 26 ottobre 2018 hanno proceduto con l'arresto dell'amministratore delegato della Socrebi, la ditta che gestisce il forno crematorio, e di una seconda persona. Le accuse sono pesanti: distruzione di cadavere, violazione di sepoltura e gestione pericolosa di rifiuti. Gli elementi raccolti dalle indagini dei carabinieri mostrerebbero come corpi diversi venivano bruciati insieme, mescolando le ceneri, che in alcuni casi sarebbero state gettate in contenitori dell’immondizia indifferenziata vicini al cimitero. Il forno aveva aumentato così i suoi introiti del 440 per cento.

Dettagli raccapriccianti

I militari hanno persino sequestrato 300 chilogrammi di ossa e resti umani che erano stati abbandonati in scatoloni in attesa forse di essere smaltiti in chissà quale modo. Addirittura per cremare quanti più corpi possibile, accelerando così i tempi e aumentando i guadagni del forno, oltre a bruciare più corpi insieme in alcuni casi le salme venivano "smembrate" con tronchesi o altri arnesi. Ossa troppo lunghe e corpi troppo grossi venivano tagliati e cremati anche in momenti separati. Le urne consegnate alle famiglie, insomma, potrebbero contenere ceneri di chissà chi. Le bare di zinco venivano rimosse in modo che il corpo con la sola bara di legno potesse bruciare in metà del tempo.

Tanti comaschi coinvolti: la class action

Le salme di comaschi defunti portate a Biella potrebbero essere numerose. E' cosa nota che da quando il forno crematorio di Como è inutilizzabile molti parenti debbano far trasferire la salma del proprio caro estinto fuori provincia. La notizia del macabro scandalo di Biella ha cominciato a rimbalzare fuori della provincia peimontese e già i primi comaschi hanno, purtroppo, dovuto constatare che il proprio parente morto potrebbe con molta probabilità essere finito in questa raccapricciante catena di montaggio della morte.
La biellese Catia Ciccarelli, anche lei con un parente cremato nel tempio del cimitero di Biella, ha subito intrapreso una battaglia affinché venga fatta giustizia: "E' già molto dolorosa la perdita di un proprio caro, ma sapere che al suo corpo è stato riservato un simile trattamento aggiunge altra terribile sofferenza. Molti forse non sapranno mai di chi sono le ceneri che gli sono state consegnate dopo la cremazione. Visto il numero elevato di vittime ho deciso di promuovere una class action. Per informazioni chiunque pensi di essere coinvolto può scrivermi a ciccarelli@advancedpublicity.it. scrivendomi nome cognome e numero di telefono. Abbiamo anche un gruppo whatsapp per aggiornamenti costanti. In settimana avremo un colloquio con un avvocato per capire bene come procedere e chi volesse potrà aderire alla class action".

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