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Cronaca

Il sistema anti smog sul tetto del Comune di Como? “Un buco nell’acqua… nebulizzata!”

di Mattia Butta A marzo 2010  il Comune di Como ha deciso di intraprendere una strada inedita per combattere l'inquinamento atmosferico: sul tetto del municipio è stato installato il bio-ionizzatore “mangiasmog” della ditta Zed di Verona. La...

di Mattia Butta

A marzo 2010 il Comune di Como ha deciso di intraprendere una strada inedita per combattere l'inquinamento atmosferico: sul tetto del municipio è stato installato il bio-ionizzatore “mangiasmog” della ditta Zed di Verona.

La sperimentazione, fortemente voluta dal'assessore all'ambiente Diego Peverelli, ha avuto inizio a Marzo del 2010 con una durata prevista di tre mesi. Il test è stato poi protratto fino al 15 Ottobre, con una breve pausa ad Agosto per la riparazione della pompa dell'acqua. Dopo dieci mesi vogliamo capire quali sono stati i risultati ottenuti: Il Bioionizzatore

  • Il bio-ionizzatore è stato installato a inizio marzo 2010 sul tetto di Palazzo Cernezzi, sede del Comune di Como
  • E' stato inventato da Dario Bonomo architetto della Zed, una ditta di Verona
  • L'apparecchio, spruzza acqua nebulizzata (micro gocce ionizzate) che dovrebbero agganciarsi alle polveri sottili (PM10) facendole cadere a terra, in modo che non siano respirabili
  • La sperimentazione è terminata definitivamente a metà ottobre 2010

il bio-ionizzatore ha funzionato o no? Quali sono stati i suoi effetti sull'inquinamento dell'aria comasca?

I numeri

Per capire se il bio-ionizzatore ha funzionato davvero ho controllato i dati dell'inquinamento atmosferico pubblicati dall'ARPA (l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente). I valori misurati sono a disposizione di chiunque sul sito di ARPA (https://bit.ly/fGzvpK). Il primo grafico rappresenta l'andamento del PM10 (particelle microscopiche con diametro uguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro) a Como nel 2009 e nel 2010 in due curve sovrapposte. I valori di PM10 sono maggiori d'inverno, perché durante questa stagione gli impianti di riscaldamento contribuiscono alla produzione di PM10.

La barra verde evidenzia il periodo in cui è stato sperimentato il bio-ionizzatore. Se confrontiamo le due curve a partire da Marzo notiamo che evolvono in maniera simile, senza significative differenze. Sembra che il nebulizzatore sul tetto del municipio non abbia avuto alcun effetto sul PM10. Ci sono normali oscillazioni a breve termine ma l'andamento globale del PM10 rimane uguale sia con che senza il bio-ionizzatore.

La prova

Per avere una prova più sicura dell'inefficacia del bio-ionizzatore basta confrontare il PM10 di Como con quello di Lecco, due città di dimensioni comparabili e abbastanza vicine per considerare le condizioni meteorologiche simili. Ma mentre a Como è stato installato il bio-ionizzatore, lo stesso non si può dire per Lecco. Se il bioionizzatore funzionasse davvero sarebbe lecito aspettarsi nello stesso giorno un valore di inquinamento inferiore a Como rispetto a Lecco.

Ma così non è. Qui sotto vedete il PM10 misurato nelle due città lariane durante l'anno appena trascorso (anche qui la barra verde rappresenta il periodo di sperimentazione del bio-ionizzatore). Si può notare come i valori misurati a Como siano del tutto analoghi a quelli di Lecco. Anche le oscillazioni a breve termine sono davvero molto simili.

A questo punto è lecito chiedersi se il bio-ionizzatore sperimentato dal Comune di Como abbia davvero una qualche efficacia nel ridurre il PM10.

E l'ozono?

Un altro importante inquinante è l'ozono, un gas che nella stratosfera protegge la terra dalle radiazioni ultraviolette, ma se inalato risulta nocivo per l'uomo.

La scorsa estate c'è stato un allarme ozono a Como, e qualcuno ha pensato (https://bit.ly/arTw61) che potesse essere dovuto alla breve interruzione del bio-ionizzatore per manutenzione. Vale la pena guardare se il dispositivo, che abbiamo visto essere inefficace per il PM10 è almeno utile per ridurre l'ozono. Allora confrontiamo i valori di questo inquinante misurati nel 2009 e nel 2010 nel centro di Como: i risultati sono in questo grafico. Ancora una volta notiamo che l'andamento a campana col picco nei mesi più caldi dell'anno è simile sia con il bio-ionizzatore (2010) che senza (2009). Perciò, alla luce di questi dati, possiamo affermare che anche per quanto riguarda l'ozono la sperimentazione non sembra avere dato un buon esito.

Un fallimento

Per concludere, la sperimentazione del bio-ionizzatore sembra essere stata un fallimento: i dati non dimostrano alcun beneficio alla qualità dell'aria respirata dai comaschi.

Del resto è un risultato prevedile: in una dichiarazione al Corriere della Sera (https://bit.ly/fOqknM), il suo inventore ha dichiarato che l'erogatore di ioni “sfrutta l'energia cosmica”, una frase senza alcun senso scientifico. Non stupisce se, con queste premesse, il bio-ionizzatore di Como è risultato del tutto inutile nella lotta all'inquinamento.

Qualcuno potrà dire che tutto sommato provare una nuova tecnica contro lo smog male non fa, anche se le premesse facevano presupporre che sarebbe stato un buco nell'acqua. In realtà la sperimentazione ha avuto almeno due conseguenze negative: innanzitutto ha contribuito a generare una falsa aspettativa, distraendo dalla lotta (vera) all'inquinamento; inoltre ha dato l'endorsement di un'istituzione importante come il Comune di Como a un prodotto che si è rivelato essere totalmente inefficace. Nota: nei grafici ci sono alcuni buchi che rendono le linee spezzate. Sono dovuti a valori mancanti nei dati pubblicati dall'ARPA, ad esempio a causa di problemi di funzionamento delle centraline mi monitoraggio dell'aria. Mattia Butta, lecchese, lavora come ricercatore nel campo delle misure di campo magnetico presso la Kyushu University di Fukuoka (Giappone).

Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettrica al Politecnico di Milano, ha ottenuto il dottorato di ricerca all'Università Tecnica Ceca di Praga, dove ha insegnato per i corsi di misure elettriche e sensori presso il Dipartimento di misure.

Mattia Butta è inoltre autore di quattordici articoli pubblicati su riviste scientifiche.

Dal 2009 scrive il blog www.butta.org.

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