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Editoriale

Svolta a destra (non obbligatoria)

Incursioni, slogan, affissioni: l'educazione estremista a Como e il silenzio del sindaco

Che la città sia governata da una maggioranza di centro destra a trazione leghista è tanto evidente quanto legittimo. Ciò nonostante, il silenzio che ha fin qui contraddistinto Mario Landriscina - eletto sindaco, senza tessere di partito in tasca, attraverso una lista civica a suo nome - è così roboante da lasciare il campo aperto a diverse interpretazioni. Rispetto infatti al moltiplicarsi di certi episodi di chiara matrice estremista, il primo cittadino dovrebbe avere quantomeno il dovere di prendere le distanze con forza. Invece, dall'episodio più inquietante, quello dell'incursione dei Naziskin durante la riunione di Como Senza Frontiere, fino alla discutibile riunione tra l'assessore Galli e gli esponenti di Como ai Comaschi, braccio di Forza Nuova, il suo atteggiamente è sempre stato timido se non silente. Eppure non si può negare, in un clima nazionale già decisamente spostato a destra - con il partito di Salvini a dettare l'agenda della paura, ultimo bersaglio populista le botteghe etniche - che a Como si stia vivendo da qualche mese un'ulteriore deriva dai toni che ricordano il ventennio fascista.
Da più parti lo si sottovaluta, da altre addirittura si strizza l'occhio: perchè cavalcare certi temi oggi va così di moda da non sembrare nemmeno più razzista o estremista. E così, tra uno striscione contro Don Giusto, uno in tribunale per le paratie,  e un altro per il set di Jennifer Aniston sul Lago di Como, l'estrema destra avanza serena. A rincarare la dose ci ha pensato nei giorni scorsi anche Casapound, già protagonista lo scorso agosto del "ricordo" di Giuseppe Sinigaglia, con una serie di manifesti evocativi affissi sui luoghi simbolo di Como, annunciati con slogan che nel 2018 forse non avremmo più voluto sentire. Siamo convinti che la memoria dell'opera di Sant'Elia, peraltro già ben evocata dall'ex assesore Luigi Cavadini, abbia bisogno di ben altre azioni e non certo di un patriottismo da tempi bui che ha portato all'Italia solo tragedie.
Forse depredata da governi mai così spostati a destra, l'estrema destra si sente spiazzata e ha bisogno di riprendersi spazi che sembrano tutti già ampiamente occupati. Oppure, che è ancora peggio, approfittando di un clima favorevole, lo sta cavalcando con le armi che le sono rimaste. Quale che sia la verità, ad aggiungere turbamento è il fatto che il Sindaco non si sia quasi mai sentito in dovere di spendere una parola, di mettere almeno un argine verbale a tutto ciò.
Silenzio e compiacenza vanno spesso a manina, vien da dire, ma anche senza rifugiarsi nelle fragilità delle supposizioni - così come Landriscina non fa conti elettorali, avendo già da tempo dichiarato la sua non disponibità a candidarsi per un secondo mandato - qualcosa che stride c'è. Perchè dietro le poltrone, ci sono gli uomini e le donne. E se Patrizia Maesani (Fratelli d'Italia) ha dato una lezione di politica a tutti - perchè anche la discussa chiusura del Centro Migranti di via Regina meriterebbe una più profonda riflessione del sindaco - il pensiero di una città laboratorio, se non di un ritorno al fascimo quantomeno della recrudescenza dei fenomeni che lo hanno preceduto, è difficile da negare. E un po', almeno a chi scrive, tutto questo fa paura. Soprattutto quando ti voglione "educare" con il megafano e le affissioni.

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