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Sabato, 20 Aprile 2024
Editoriale

Paratie: la sinistra (smarrita) abbraccia Lucini dopo la condanna di primo grado

Si attendono le motivazione di una sentenza che lascia molta amarezza in città

Se per la Ticosa non si ride, per le paratie ancora si piange. Lacrime amare, dopo la condanna per Mario Lucini e i tecnici comunali, che ora il mondo della sinistra cerca di asciugare. Un coro di belle parole e abbracci, ieri abbiamo raccolto le prime testimonianze d'affetto per l'ex sindaco, proseguito nella notte con tutti i mezzi di comunicazione. Lorenzo Spallino su twitter, Daniela Gerosa su Facebook, poi Celeste Grossi e Luigi Nessi attraverso un comunicato in cui si dicono sbalorditi per una sentenza di prima grado in cui Mario Lucini paga per aver tentato di rattoppare strappi fatti da altri. 

E ancora Como Civica con una lettera accorata a Mario Lucini dalla quale riprendiamo il passaggio iniziale: "La sentenza del Tribunale di Como ci coglie umanamente impreparati. Perché la conoscenza della tua assoluta rettitudine, consolidata in tanti anni di collaborazione, ci faceva credere fermamente e con convinzione ad una piena assoluzione già dal primo grado di giudizio. Così non è stato. E siamo quindi smarriti e disorientati di fronte a un calvario giudiziario che ti tocca proseguire ingiustamente e immeritatamente".

Quel che emerge - anche se per entrare nel merito della sentenza occorrerà almeno leggere le motivazioni che hanno portato alla condanna, e in questo senso vale per tutti il tweet di Spallino - è il senso di smarrimento, non solo del Pd: almeno a Como, più di ogni altra vicenda, la Waterloo della sinistra si chiama paratie. Lucini le ha eriditate e, fino a prova contraria e definitiva, se le è messe sulle spalle con l'onesta convinzione di riuscire a risolvere il problema. Ma la vicenda ereditata da Bruni (il cui reato è stato prescritto) era così intricata che venirne a capo senza finirci in trappola era praticamente impossibile. Lucini, insieme alle persione di cui si è fidato, ne ha sottovalutato la complessità, forse per orgoglio, forse perchè si sentiva investito da una responsabilità politica di mandato. Difficile, anche oggi, non riconoscere buona fede nelle sue azioni. La magistratura la pensa diversamente e le sentenze si rispettano fino all'ultimo giudizio. Vedremo. 

Ma questa condanna, che altri gradi potrannno anche ribaltare, non ha invece appelli dal punto di vista politico, soprattutto per il Pd, il vero sconfitto di questa recente stagione politica. Il partito più importante della coalizione che allora sosteneva il governo Lucini non è stato in grado di affrontare la vicenda con la lucidità che serviva. Dire ora che Lucini sia stato lasciato solo, che si sia lui stesso isolato o che sia stato mal consigliato, poco importa. Quando si affronta una vicenda colossale come le paratie, raccolta già piena di vizi e macerie, si può anche uscirne con le ossa rotte e finire per pagare molto di più di chi ha generato un guaio che ora Regione Lombardia si affretta a dire che sistemerà nei tempi promessi. 

Una variante e troppe variabili hanno finito per seppellire una stagione politica che non poteva avere un epilogo peggiore. Ma se il Pd pensa di uscirne solo brandendo fazzoletti, continuerà a piangere ancora a lungo. Si è scelta una strada e si è finiti in un fosso. Forse più per colpa del navigatore che del pilota. 

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