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Editoriale

Como, i parcheggi sotto le mura e la memoria corta

Quando i commercianti protestavano anche per piazza San Fedele pedonale

Il tema non è secondario, soprattutto quando viene evocato senza che a monte ci sia una visione moderna della città di Como. Ad intervenire su quanto sostenuto dal presidente di Confesercenti Claudio Casartelli, che in questi giorni ha rilanciato il suo sì al parcheggio intorno alle mura, è stato ieri Lorenzo Spallino con un commento su Twitter tanto lapidario quanto significativo: "Credere cosa positiva che decine di auto occupino 12 mq ciascuna a ridosso delle mura di #Como quando centinaia di persone potrebbero godere degli stessi mq passeggiando o prendendo un aperitivo la dice lunga sull'ampiezza di vedute di qualche rappresentante di categoria".

E in effetti pensare che il nodo parcheggi si possa risolvere abbruttendo la città con un ritorno al passato e non attraverso progetti radicali, la dice lunga su quanto tutto sia lasciato al campo dell'emergenza, che altro non può partorire se non improvvisazione o slogan di bottega. Continuare a pensare che allontanare le auto dal centro vada a discapito delle attività commerciali vuol dire non avere memoria. Da sempre i primi a beneficiare degli ampliamenti pedonali sono sempre i negozi e tutto ciò che conseguentemente nasce intorno. Immaginare un parcheggio sotto le mura e non una città vivibile almeno laddove la storia ancora la premia, è un po' come se a Venezia, invece di costruire due giganteschi parcheggi fuori città, avessere pensato di accatastare le auto suo ponti.  
I portici Plinio, piazza Grimoldi e via Pretorio, solo per fare gli esempi più recenti, oggi avvolte dalla Città dei Balocchi, mostrano in maniera netta un percorso che non può essere svilito per una manciata di parcheggi temporanei in più. Il problema esiste, ma le aree dove insediarli vanno individuate altrove e non certo a ridosso del centro storico. D'altronde, perché la memoria ogni tanto occorre rinfrescarla, c'era un tempo, sul finire degli anni '70, in cui alcuni commercianti protestavano per l'isola pedonale di piazza San Fedele. La stessa categoria che attraverso alcuni suoi rappresentanti lo fece per piazza Volta, per piazza Grimoldi, per piazza Verdi e via dicendo. Gli stessi che oggi sono i primi a godere di questa rivoluzione. 

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