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Giovedì, 25 Aprile 2024
Editoriale

Non è un invito, è un imperativo: per il bene di tutti, restate a casa

Non possiamo più dare per scontata l'assistenza sanitaria. Non resta che rispettare le restrittive disposizioni

"Non uscite di casa se non è indispensabile". Questo non è più un invito, ma un obbligo che ognuno deve rispettare. Non è interpretabile, non ha sfumature di significato. Si esce di casa solo se è strettamente necessario. Punto. Questo vale per tutti. Ora che la drammaticità della situazione è sotto gli occhi di ognuno di noi, chi farà finta di niente, chi non vorrà crederci e chi, per i motivi più svariati, deciderà di non rispettare questa semplice e importantissima regola, sarà colpevole del disastro che rischia di sotterrare non solo l'economia del Paese, ma anche migliaia di nostri cari.
I giornali sono stati accusati di creare allarmismo? Purtroppo non ne hanno creato abbastanza. Speravamo che l'emergenza non arrivasse a questo punto e che si risolvesse velocemente, ma in tanti non si sono limitati a sperare, si sono comportati quasi come se nulla fosse. Lavarsi le mani bene e disinfettare le superfici, ma per il resto tutto come prima: shopping, aperitivi in centro, ristoranti e incontri sportivi. Chi ha assaltato i supermercati ha sicuramente esagerato, ma il suo comportamento ora appare come un peccatuccio confronto a quello di quanti hanno negato, o meglio, hanno negato a se stessi che la situazione fosse tragica. 
Se il Governo, i medici e gli scienziati dicono (all'unisono!) che il sistema sanitario rischia il collasso, possiamo anche infischiarcene, fin quando noi e i nostri cari stiamo bene. Purtroppo il coronavirus può colpire chiunque e in qualunque momento e l'unica vera strategia per combatterlo al momento è restare a casa e non avere contatti sociali ravvicinati. Non possiamo più dare per scontata l'assistenza sanitaria. Tra poco, se la tendenza dei contagi non si inverte, molti che stanno male (qualunque sia la causa) non potranno più essere curati. Pensiamo anche a quegli eroi che lavorano negli ospedali e che si troveranno a scegliere tra due vite sulla base di meri calcoli statistici per stabilire la probabilità di sopravvivenza tra un 60enne senza patologie pregresse e un 55enne con diabete e ipertensione. E ora domandiamoci se è davvero dell'aspetto economico che dobbiamo preoccuparci.

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