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Salute

Gioco d'azzardo patologico. Tristi primati per Como e Lombardia

I servizi sul territorio unico argine al dramma

La Lombardia è la seconda regione in Italia per numero di giocatori ai casinò online, con un aumento del 18% nei primi nove mesi del 2019 rispetto al passato. Questi dati vi sorprendono?  Beh, non è affatto così per gli esperti di dipendenza del gioco d'azzardo di Como.
Abbiamo intervistato la dottoressa Raffaella Olandese, direttrice dell’Unità Operativa Complessa Dipendenze dell’Asst lariana, per scoprire che i comaschi vantano un triste primato riguardo al gioco d'azzardo e alla patologia a esso connessa.

Raffaela Olandese-2

“Gli ultimi dati registrati si riferiscono a qualche anno fa e ci collocavano come la seconda città in Italia per giocatori d'azzardo, rispetto al numero degli abitanti. Stando a quanto abbiamo potuto osservare più recentemente, ci sembra di poter dire di essere passati al terzo posto; non che ci sia da gioire, ovviamente. Il che tra l’altro purtroppo non rispecchia il numero di quanti si sono rivolti ai nostri Sert per curare la patologia. È un problema molto diffuso -continua la dottoressa - partiamo dal presupposto che il 50% degli italiani adulti ha giocato d'azzardo almeno una volta nella vita, che 2 milioni sono considerati a rischio, mentre 1 milione ha già un problema effettivo di gioco patologico. Riportando questi dati alla nostra provincia e incrociandoli con analisi fatte negli anni, siamo arrivati alla conclusione che da noi circa 10 mila giocatori sono oggi a rischio, mentre 5 mila sono già in una condizione di gioco patologico. Il dato più allarmante è che a rivolgersi direttamente ai nostri Sert sono stati negli ultimi anni circa 650 giocatori, cioè molti meno di quelli che risultano oggi a rischio”.

Che cosa state facendo per aumentare questo numero?
“Grazie anche a un finanziamento regionale, quest'anno abbiamo attivato un piano d’intervento e di contrasto al gioco d'azzardo patologico, che va a implementare quelli finora già attuati. In particolare al momento ci stiamo concentrando sulla possibilità di educare il personale, ospedaliero, il medico di base, e tutte le figure che ne abbiano che hanno occasione d’incontrare il problema. Molto spesso infatti il giocatore patologico si rivolge a questi professionisti senza però ammettere il problema. è quindi importante che essi siano in grado di leggere i segnali inespressi. A volte un’anamnesi corretta può essere fatta con due domande a cui il paziente risponde di buon grado e che possono aiutare a capire che è potenzialmente a rischio”.

È una volta che questo paziente viene individuato, che cosa si può fare per lui?
“Nel momento in cui il paziente viene preso in carico dai nostri Sert, il problema viene affrontato in modo multidisciplinare. In particolare, le prime due figure messe in campo sono quelle dello psicologo e quella dell'assistente sociale. Lo psicologo attua un intervento che può essere individuale o di gruppo, in base alle specifiche del paziente, mentre l'assistente sociale, sempre cercando di lavorare in accordo con la famiglia – cosa purtroppo non sempre possibile -, interviene in una sorta di tutoraggio, che in particolar modo possa influire sull'accesso al denaro da parte del malato. In alcuni casi, il la patologia si associa anche a un abuso di alcolici o di sostanze stupefacenti che va ovviamente curato in modo opportuno. Può essere anche che si presentino patologie psichiatriche e in quest'ultimo caso sarà il medico a stabilire l'eventuale cura”.

Cosa dovrebbe fare un Comasco che si accorga di avere un problema di gioco patologico e voglia essere aiutato?
Il nostro consiglio è prima di tutto di rivolgersi a qualcuno che possa aiutarlo e se la senta di accompagnarlo nel percorso di cura, almeno nei primi passi. Parliamo quindi di familiari o magari del medico di base. Ma se questo per imbarazzo o per possibilità non è fattibile, il paziente non deve avere nessun timore nel presentarsi direttamente ai nostri Sert, che sul territorio sono quattro: quello di Como in via Cadorna 8 al secondo piano, quello di Appiano Gentile in via Nazario Sauro al numero 2, quello di Mariano Comense in via Battisti 38 e quello di Menaggio in via dei Cipressi 11. In più sul nostro territorio c’è un gruppo di sostegno Giocatori anonimi, i cui riferimenti si trovano facilmente su internet. Se la persona non si sente ancora pronta per entrare in un circuito propriamente medico- terapeutico, può così confrontarsi con persone che hanno avuto in passato il suo stesso problema e hanno avuto la possibilità di risolverlo”.

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