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La bara al Teatro Sociale di Como è l'ultimo urlo di Marker

Rivendicata la provocazione apparsa in piazza Verdi

Ieri mattina davanti al Teatro Sociale di Como, luogo simbolo della cultura cittadina, è comparsa una bara con scritto "Como R.I.P.", adornata di rose rosse alla memoria della povera città compianta. Un chiaro riferimento all'attuale situazione del capoluogo per quanto riguarda mostre, eventi e cultura. Certamente offuscata dal momento in cui anche la città di Como è alle prese con i provvedimenti per il coronavirus, la creativa provocazione è stato oggi rivendicata, se così si può dire, da Marker, ultima vittima di una politica culturale davvero lacunosa.  Questo di seguito il comunicato dell'associazione firmato da Franco Passalacqua, Matteo Montini, Michele Mandaglio, Stefano Lattanzi

"Lentamente muore.

Marker è morto: il suo lungo sogno svanisce, la sua comunità si disperde, la sua vitalità creativa termina.
È omicidio e suicidio insieme.

Marker è morto, perché i progetti prima di essere progetti sono persone e le persone hanno bisogno di una comunità che creda, che sogni con loro, che immagini con loro, che li sostenga.
Lentamente muore, Como, si smembra, mentre le sue luci si spengono in una notte corta, in un Natale che ravviva i palazzi e poi inghiottisce nel suo buio un anno intero. Manca un’orchestra perché i suoni si facciano musica, manca un collante perché i pezzi siano di più della semplice somma, manca l’ossigeno che alimenti il fuoco, una fiamma giovane da domare, da indirizzare sostenere, da fortificare.
Marker muore e con lui, la nostra città.
La città muore coi giovani che scelgono Milano per inseguire i propri sogni. La città muore nei divieti assurdi.
La città muore nel Politecnico che ci lascia nel silenzio più totale. La città muore del politeama decadente.
La città muore nelle palestre fatiscenti. La città muore nei musei chiusi.
La città muore nelle piscine mai aperte. La città muore nel mercato coperto.
La città muore nel deserto di idee.
La città muore nelle persone che crepano di freddo e solitudine, nel 2020, per strada.
Ma un antidoto c’è; non è la quarantena. È il suo contrario.
L’antidoto sta nella voglia di riunirsi, nell’incontrarsi, nel parlare, nel sognare, nell'entusiasmo contagioso, nello sbagliare e nell’amare quello che si fa.
Marker è morto, ma vuole diventare antidoto, farsi un’eredità.
Che i progetti guardino a lungo termine, che la comunità si faccia rete e che la rete si faccia collettività, che i sogni e le visioni si facciano proposte e atti concreti, che le parole diventino azioni! Si ritrovino luoghi per creare, persone con cui condividere, discorsi con cui immaginare e iniziare a creare altre possibilità. Non solo il buio. Idee di luce e di futuro.
Ritroviamoci in influenze reciproche, in case a corte, in vicinanze a contatto, perché le idee sono come noi: nascono, crescono e muoiono. Dobbiamo educarle a trasformarsi in progetti.
Al di là della pigrizia, al di là dell’assenza.
Tu sei qui, ora. Sei ancora in tempo, è ancora possibile.

I funerali di Marker si svolgeranno presso lo Spazio Gloria il 28 marzo. Il ricavato contribuirà a salvare il cinema dalla chiusura". 

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