Iniziò trent'anni fa con un "Monet", ora porta Como a New York: la carriera di Fabrizio Musa
Tra gli artisti protagonisti dell'Armory Show, la prestigiosa fiera per galleristi sarà inaugurata il 6 marzo a Manhattan
Quando entri nello studio di Fabrizio Musa hai la sensazione di varcare il confine tra presente e passato. Le sue opere sono ovunque, ma tutto intorno ad esse c'è un'infinità di altri oggetti (qualcuno li definirebbe prodotti) che sembrano essere arrivati con volontà propria direttamente dai decenni trascorsi, con l'unico desiderio di incontrarsi o rincontrarsi, per stare tutti insieme qui, in questo laboratorio-atelier nel cuore della città murata di Como, che già fu del grande architetto razionalista Giuseppe Terragni.
Il passato respira attraverso questi oggetti - alcuni di modernariato, rari e da collezione - e pervade con un sottile venticello, a tratti magicamente stantio, ogni angolo di queste stanze. E' in questo luogo, piccolo e moderno vittoriale di provincia, che ci sediamo l'uno di fronte all'altro. L'ultima occasione prima che parte ancora per New York dove le sue ultimissime opere parteciperanno alla più prestigiosa fiera per gallerie d'arte, l'Armory Show, nel Upper East Side di Manhattan.
La nostra è una chiacchierata, più che un'intervista. Obiettivo finale: scrivere il milionesimo articolo su Fabrizio Musa. Eccolo.
Quel Monet del 1990
Non è stata la mia prima domanda, ma mi girava in testa da quando l'ho conosciuto: Fabrizio, ma tu sai anche disegnare a mano libera? Domanda assurda da porre a un artista, ma il dubbio l'ho sempre avuto perché tutte le opere di Fabrizio Musa partono da una fotografia che poi viene elaborata secondo particolari tecniche e studi. Lui mi tira fuori alcune sue vecchissime tavole. Ritratti di luoghi della nostra città minuziosamente riprodotti a mano libera, con sfumature precise e fedeli. Avrei pensato a un passato da studente di scuola d'arte, e invece no: "Mi sono diplomato al liceo classico e poi ho frequentato giurisprudenza fino quasi a conseguire la laurea, ma ho abbandonato legge per dedicarmi completamente all'arte".
Intanto che mi parla mi mostra anche uno dei suoi primissimi dipinti, riproduzione di un quadro di Monet, e mi spiega: "Non so creare dal nulla, ho sempre bisogno di un'immagine reale dalla quale partire. E' sempre stato così, per me". E allora, adesso che conosco da dove è partito, posso capire meglio il percorso che ha intrapreso negli anni e non mi stupisce che Fabrizio Musa sia diventato uno dei più internazionali artisti comaschi contemporanei.
Vip e magnati dell'arte
Le sue opere sono sparse davvero un po' in tutto il mondo. Qualcuna si trova in qualche galleria, ma la maggior parte appartengono a collezioni private, acquistate da appassionati d'arte più o meno famosi. Inge Feltrinelli ha comprato un autoritratto di Fabrizio Musa. Lapo Elkan ha voluto, invece, un ritratto di se stesso; Massimo Moratti ha acqwuistato una sua opera a un'asta milanese di Sotheby's; Ewan McGregor ha apprezzato pubblicamente su Instagram un quadro che lo ritrae e che è stato voluto dalla Moto Guzzi, di cui l'attore è stato testimonial.
Altri quadri, invece, sono stati acquistati per essere regalati a qualche fanmoso vip, come il ritratto di Adrien Brody o del mitico Vasco Rossi, personaggi che Musa ha avuto il piacere di conoscere e frequentare più che per una fugace stretta di mano e un selfie.
Anche questo mi impressiona di lui: l'aver viaggiato tanto e avere conosciuto personaggi famosissimi, ma non essersi mai montato la testa. Anche adesso che i suoi quadri vengono battuti anche a svariate migliaia di euro lui conserva una onesta umiltà. Eppure le sue opere sono state acquistate
Como, il Razionalismo e la collaborazione con Botta
Come è noto il Razionalismo è una delle principali fonti di ispirazione per Fabrizio Musa. Moltissime sue opere sono riproduzioni di monumenti razionalisti. Giuseppe Terragni e Antonio Sant'Elia sono veri e propri pilastri sui quali si sorregge la produzione di Musa. Anche per questo non può fare a meno di Como: "C'è stato un momento in cui mi sarei potuto trasferire a New York per vivere e lavorare, ma ho scelto di restare qui perché non posso rinunciare a questi luoghi e a questa città in cui mi trovo benissimo. Basta pensare che anche Terragni ebbe il suo studio in questo edificio. Non posso fare a meno di respirare questa atmosfera". E sarà stata complice anche questa "comaschicità" se Musa ha intrapreso una fitta collaborazione (nonché una sincera amicizia) con l'architetto ticinese Mario Botta del quale molti progetti sono stati portati da Musa su tela o altri supporti.
Nomen omen: Musa nei musei
Ma restare in auge nel campo dell'arte contemporanea non deve essere cosa facile. Musa stesso ammette che "il marketing ormai conta parecchio, il talento non basta più".
Ma quando le tuo opere si trovano esposte nei musei, puoi stare certo che significa che sei bravo e il tuo spazio nel mondo dell'arte contemporanea, grande o piccolo che sia, te lo sei conquistato, e forse per sempre. Attualmente opere di Musa sono esposte al Museo Vittoriale degli Italiani, ai Musei Civici di Monza e alla Pinacoteca di Como. Non male per un artista di 48 anni.
Armory Show 2019
Ma veniamo alle vera notizia: per la seconda volta Musa sarà tra gli artisti protagonisti dell'Armory Show, nell'Upper East Side di Manhattan, una delle più importanti fiere per galleristi che viene inaugurata mercoledì 6 marzo. Grazie alla galleria Montrasio Arte di Monza verranno esposte alcune delle ultimissime opere di Musa, si tratta di bassorilievi su legno dipinti ispirati, anche in questo caso a Terragni e alla Casa del Fascio (ma c'è anche l'arco di Washington Square Park). Non è proprio dietro l'angolo ma se passate di lì fateci un salto, ne vale la pena.