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I ristoratori di Como:" Plexiglass come divisori? Meglio chiusi o solo delivery "

Abbiamo interpellato alcuni addetti ai lavori della nostra provincia, ma l'idea è bocciata: contro il concetto di convivialità

Da qualche giorno girano in rete delle foto con improbabili scenari di ristoranti dopo il coronavirus. Balzano agli occhi alcuni divisori in plexiglass, che andrebbero posti (come si vede nella foto) addirittura tra un commensale e l'altro. Non basterebbero quindi, le distanze imposte, la massima igiene, i due metri da tavolo a tavolo, ma addirittura sarebbero separate anche le persone che sono uscite per cenare insieme. Nessuna legge è in vigore in tal senso e, nel momento in cui scriviamo, sono solo idee o possibilità che alcune aziende avrebbero studiato probabilmente con l'intento di trovare soluzioni più rapide per la riapertura e perchè no, per vendere i loro prodotti. Ma non hanno tenuto conto di quella che è l'esperienza emotiva e conviviale di una cena e di un pranzo fuori, non hanno capito che non si esce per nutrirsi, ma per stare insieme, svagarsi, ridere, parlare. E soprattutto hanno forse sminuito la grande consapevolezza e passione che i ristoratori mettono nel loro lavoro che stride, per usare un eufemismo, con questi divisori che, anche se a fin di bene, alla maggior parte degli addetti al settore non piacciono. Per farci un'idea di cosa pensano i ristoratori comaschi, ne abbiamo contattato qualcuno, di diverse categorie, con menù, prezzi e prodotti differenti per capire le loro idee ed è sembrato un coro unanime: meglio aspettare e lavorare col delivery, ma quando si riaprità lo si vuole fare con l'entusiasmo di creare e rappresentare luoghi di svago, serenità e piacere. 

Dennis, titolare di Rosso di Sera Restaurant Pizza & More, di Colverde è stato categorico: "Per me è pura follia e chi fa questo tipo di soluzioni evidentemente non esce a cena. Chi esce non lo fa per nutrisri, quello lo possiamo fare anche a casa. Uscire fuori a cena raccoglie anche tutto un aspetto emozionale, ludico, conviviale che così non sarebbe rispettato. Quasi tutta la categoria dei ristoratori è concorde e unanime di farci restare chiusi (con l'attività d'asporto) fino a quando la situazione non tornerà ad una certa normalità, senza questi strumenti che non servono a nessuno». 

Della stessa idea anche Andrea e Massimo, i titolari di Mystic Burger di Como (via Armando Diaz): «Quale entusiasmo potrebbe avere un cliente nel venire a mangiare separato da un plexigrass? Questa "idea" va totalmente contro lo spirito di convivialità per cui la gente desidera andare a mangiare fuori».

Non è d'accordo neanche Davide De Ascentis del Krudo (A Como in piazza Volta 26): "Non se ne parla nemmeno. Piuttosto non apro, anche perché tutta quella produzione di plexiglass inquina e tra 3 mesi non servirà più. Piuttosto faccio solo da asporto"

E così Ernesto, della pizzeria Spagnola a Como ( Piazza Volta 33), fa una metafora a tema: «Per quel che mi riguarda è una porcheria, è come bere un buon vino nel bicchiere dell'acqua».

Sempre piuttosto contrariato era stato Massimo Croci, titolare del Crotto del Sergente che, in questa intervista, manifestava un certo scetticismo, perchè secondo la sua opinione, il cliente non si sentirebbe assolutamente a suo agio. 

Andrea del Mazzini Restaurant & Wine, storico locale in piazza Mazzini a Como, si sta organizzando per il servizio a domicilio, cercando nuove idee, ma prima aspetta il decreto, per capire un pò meglio quali saranno i tempi per una possibile riapertura. In ogni caso, anche lui interpellato telefonicamente, si è detto contrario a queste barriere di plexiglass che sono antitetiche al concetto di ristorazione e non invoglierebbero nessun cliente ad uscire fuori a cena. 

La lista è lunga e le considerazioni raccolte sono unanimi. A tutti mancano i ristoranti e gli addetti ai lavori sono i primi che vorrebbero riaprire le loro attività. Ma questo sembra un compromesso troppo grande, dispendioso e che snatura completamente il concetto di pranzo o cena fuori. 

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