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Coronavirus

Spostamenti, ristoranti, scuole e over 60: come sarà la vita a Como e provincia durante la fase due

Il 4 maggio si avvicina tra certezze e proposte

Il comitato tecnico-scientifico ha consegnato al premier Giuseppe Conte il proprio parere, in vista del decreto sulla fase 2, che entrerà in vigore il 4 maggio.
Per alcune proposte della task-force pare già scontata l'accettazione da parte del Governo, su altre invece si discute ancora e su una in particolare il premier sembrerebbe deciso a dire no.
Ma andiamo con ordine:

Spostamenti

Secondo la proposta della commissione, si potrà finalmente uscire dal proprio comune di residenza, anche per motivi non improrogabili (tra i più comuni la visita ai genitori anziani o il ricongiungimento con il partner). I comaschi non potranno però lasciare la Lombardia, con grande impatto negativo sul primo turismo stagionale. Allo stesso modo, poiché la regola varrà per tutte le regioni d’Italia, il Lario non potrà essere neanche meta del turismo interno.

Scuola, lavoro e svago

Netto no degli esperti al ritorno a scuola dei ragazzi prima dell'estate e a tutto ciò che prevede aggregazione - teatri, cinema, discoteche e in generale le attività culturali e di svago. Sì a prorogare per tutta la fase 2 lo smart working in ogni caso in cui sia possibile. Via libera al settore edile, al manifatturiero e al commercio, ma in quest'ultimo caso con diverse limitazioni: a Como i negozi potrebbero aprire con orari scaglionati e tenere la serranda alzata fino a dopo cena. No generico ai centri commerciali e ai mercati rionali non destinati al settore alimentare.

Ristoranti

C'è poi il nodo locali che nelle ultime settimane ha alimentato polemiche e fantasie. Ad oggi l'ipotesi più probabile sembra questa: i ristoranti comaschi potranno riaprire già con la fase due - e non con la tre come si diceva in un primo momento - ma oltre a garantire le distanze di sicurezza, potranno contenere al massimo il 50% dei clienti di prima dell'emergenza, capienza insomma abbattuta della metà.

Over 60

In generale fin qui il premier sarebbe abbastanza concorde. C'è invece un punto che riguarda migliaia di comaschi e su cui il Governo non sembra per nulla in linea con la commissione. La task-force infatti preme perché gli over 60 restino a casa durante tutta la fase 2. Il premier non è d'accordo ma se infine questo consiglio venisse accettato, non si tratterebbe solo del gran numero di comaschi che ancora sarebbero di fatto costretti a un personale lockdown, rimanendo fra le mura di casa, ma si parlerebbe in particolar modo di quelle migliaia di persone tra i 60 e i 70 anni che ancora lavorano e ai quali di fatto, senza lo smart working, sarebbe impossibile continuare la professione.
Nelle videoconferenze ai vertici si sono usate parole come esonero e prepensionamento, ma il problema è molto complesso, riguardando anche liberi professionisti, stagionali ecc. Insomma, il rischio è d’influire su un'economia di provincia già fortemente gravata dall’emergenza coronavirus, eppure non si può ignorare che questa sia la fascia più colpita e con il maggior tasso di mortalità.

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