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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Como: l'estate del distanziamento culturale

L'ennesimo fallimento della giunta Landriscina

Qualche mese fa, in tempi non sospetti, prima che l'emergenza covid si prendesse la scena, avevamo pubblicato un articolo intitolato così: "La giunta Landriscina ha dichiarato guerra a cultura e turismo“. Era il resoconto di una serie di flop importanti, chiosato dal ricordo di un'estate, quella del 2019, che peggio non avrebbe potuto essere programmata. Si pensava, dopo un stagione così fallimentare, sicuramente la più insignificante degli ultimi 20 anni, che non si potesse fare peggio, anche perché in questo momento di emergenza un dignitoso cartellone di eventi culturali avrebbe dovuto essere non solo un dovere istituzionale ma anche un dovere sociale per chi amministra la città. 

Invece, alla data del 14 di luglio, non abbiamo ancora nulla in vista se non il vagone degli operatori culturali sempre più lontano, dato che hanno già deciso di salutarci e di non aspettare il bando del Comune che fermerà alla stazione di Como con un ritardo non più accetabile. Alla fine, se tutto va bene, ci troveremo nel mese di agosto con un pugno di spettacolini da sperduto paese di provincia. Insomma un altro fallimento, l'ennesimo della giunta Landriscina, che anche in campo culturale ha totalmente disatteso il suo mandato. Dopo avere avocato a sé la delega culturale, dopo averla trasmessa a Simona Rossotti e infine a Carola Gentilini, non c'è dubbio che il sindaco e la sua giunta siano totalmente incapaci di manifestare una visione in grado di lasciare un segno in città che non sia quello del rossore del suo volto, visto che in questi ultimi tre anni Como è stata letteralmente presa a schiaffi dai suoi amministratori.

Non solo perché ci si è prodotti in una sistematica distruzione di quel che c'era, ma soprattutto perché a terra sono rimaste solo macerie senza che mai si iniziasse a posare un solo mattone. Al massimo è stato costruito un muro di parole mai tradotte in qualcosa di realmente concreto. O peggio di silenzi, quelli dietro ai quali si trincera spesso il sindaco. Perché il primo cittadino è lui e se la città non è in grado di produrre nulla, Landriscina non può fare spallucce o peggio usare gli assessori come scudo. Perché giunti a questo punto è davvero difficile puntare il dito contro Carola Gentilini e non invece contro l'allenatore di una squadra di governo che si è dimostrata fin qui probabilmente la peggiore scesa in campo nel secondo millennio. Che fine ha fatto il programma elettorale di Landriscina che in molti giudicano totalmente disatteso? Non si vogliono ricordare promesse da Champions League, ma di sicuro nessuno pensava di dover retrocedere senza nemmeno lottare.

Stiamo vivendo un momento difficile, la pandemia ha stravolto equilibri sociali come mai era capitato prima senza una guerra. Mai come adesso Como avrebbe bisogno di una guida salda, sicura, coesa, in grado di dare conforto ai suoi cittadini anche attraverso una programmazione culturale adeguata. Mai come adesso avremmo bisogno di una città viva e confortante, capace di offrire un sorriso a tutti. Invece domina l'incapacità cronica di cogliere l'attimo per trasformarlo in opportunità.

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