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Cronaca

Polemiche ed estetica: le tante verità sul monumento di Libeskind

E così, "Life Electric" (a proposito: inizialmente era "The Life Electric", cambiato chissà perché ndr) svetta sul tondello nuovo ed allargato della diga foranea (quest'ultima, cosa buona e giusta). Il monumento è alto, luminoso e ricoperto da una...

E così, "Life Electric" (a proposito: inizialmente era "The Life Electric", cambiato chissà perché ndr) svetta sul tondello nuovo ed allargato della diga foranea (quest'ultima, cosa buona e giusta). Il monumento è alto, luminoso e ricoperto da una superficie completamente specchiata; non sembra - a prima vista - impattare in maniera catastrofica sul mitologico panorama del primo bacino. Anzi, a dirla tutta e tenendo sempre presente che siamo alle primissime impressioni con l'opera non ancora finita fino in fondo, se proprio si volesse sollevare un'obiezione in relazione al contesto, verrebbe quasi da dire che - per paradosso - ancora più grande sarebbe stata forse meglio proporzionata. Da alcune prospettive, almeno a chi scrive, l'opera pare persino sottodimensionata. Sarà, forse, la magnificenza attorno che la "rimpicciolisce", chissà. Ecco, a proposito: viene da concordare senza se e senza ma con chi sosteneva alla vigilia che sarebbe stata più l'opera a trarre giovamento, forza e "nutrimento" dalla bellezza intorno che viceversa. Sembra così: la bellezza dell'intorno eleva il monumento, al contrario il rapporto non sembra avere identica potenza. Ironia della sorte: il monumento sarebbe stato più potente fuori da un contesto tanto impegnativo, secondo il nostro umile parere (che una cosa però la può dire: per la prima volta nella storia della città complimenti a chi ha realizzato i rendering: veramente veritieri e ben fatti).

libeskind-montato-26lug15-1E' bella? E' brutta, "Life Electric"? A chi scrive - tenete sempre presente la premessa - non sembra né una cosa né l'altra. E' un monumento. Certamente suggestivo per certi aspetti (di notte di più), sicuramente destinato a catturare molti sguardi da oggi in poi, al contempo senza nulla di memorabile né di terrificante. Piuttosto, l'opera - ma forse, viste le polemiche di fuoco, è un bene - è abbastanza neutra, nel senso che si farà guardare, fotografare, elogiare e forse criticare in quantità ma, a sensazione, per non più di 5 secondi. Non pare avere il carisma, l'originalità, la ricercatezza, il significato profondo in grado di imprimersi nelle coscienze. Nelle cartoline o nei pixel, quello invece sì e a iosa. Saranno certamente contenti i venditori di merchandising connesso.

Diverso il discorso per l'effetto calamita che l'opera, sulla scia dell curiosità, potrà esercitare sulla diga: vi porterà senza dubbio più gente, che finalmente avrà un luogo moderno, più ampio e confortevole da cui godere il panorama. Insomma, il lavoro di risanamento della parte finale della passeggiata immersa nelle acque è davvero positivo senza alcuna eccezione. libeskind-notte-2Life Electric diventerà un simbolo di Como, come titola a tutta pagina "La Provincia" tra un'intervista al sindaco Lucini e l'altra? Diciamo che diventerà un simbolo, andare oltre è un po' difficile. Sarebbe potuto diventarlo ovunque: a Parigi, a Cernusco Lombardone, a Riccione. Certo - si obietterà - ogni monumento diventa simbolo della terra che lo ospita, non potrebbe essere altrimenti. Verissimo, ma in questo caso - viste certe panzane raccontate per mesi sul legame di "Life Electric" con il contesto, con la storia della città e persino con il genio di Alessandro Volta - la pretesa di innervare ex post l'opera con radici e "sangue" del territorio è palesemente vana e vacua. Diventerà un elemento di modernità della città - cosa che non fa assolutamente male - forse con gli anni diventerà un effettivo fattore di riconoscibilità della città ma - qui sì che si può scommettere - il tutto nell'ambito al massimo della pianura padana. Ipotizzare che il monumento sia fonte di ammirazione, ispirazione e molla per una visita alla città dagli States o dall'Australia è, semplicemente, risibile. Quando turisti, architetti di tutto il mondo, o lomazzesi in trasferta verranno nel capoluogo vedranno (probabilmente anche con piacere e curiosità, inutile nasconderlo) anche "Life Electric", tra le altre meraviglie per così dire "autentiche" che la storia ha sedimentato sul serio agli angoli e nella memoria del capoluogo. libeskind-ultimo-pezzo-28Insomma, a conti fatti i mesi di polemiche furibonde su questo benedetto monumento sono stati un inutile spreco di tempo ed energie? Per quanto riguarda l'opera in sé, si può forse azzardare un sì: quel monumento sarà "digerito" abbastanza rapidamente da Como e dai comaschi, c'è da scommetterci. Non sfregia l'orizzonte come temuto dagli acerrimi nemici dell'operazione imbastita dagli Amici di Como assieme all'assessore comunale Lorenzo Spallino; non lo rivoluziona in meglio. Gli da' un tocco in più e diverso, un accento specchiato di contemporaneità che a molti solleticherà piacevolmente e legittimamente le pupille sebbene a conti fatti tramite un segno piuttosto banale, senza una vera ispirazione o un magnetismo sincero lanciato verso la città (diciamoci la verità: non fosse stato di Daniel Libeskind, quell'opera sarebbe mai apparsa sulla diga?). brunati-spallino-16apr15-2Ma non si può chiudere questa riflessione, senza la "seconda verità" sui mesi infuocati che hanno preceduto questa giornata. Perché le bufere e gli scontri (al netto del referendum per cui Rapinese ha raccolto oltre 4mila firme: davvero ha senso ora portarlo avanti?) hanno indubbiamente avuto la loro ragione d'essere non certo o almeno non tanto sulla questione estetica di "Life Electric", quanto sulla procedura seguita in primis dagli Amici di Como e subito dopo - almeno fino a dicembre - dal Comune. Questo perché i primi mesi della vicenda - dalla conferenza stampa di presentazione ufficiale del progetto a settembre 2014 fino a Natale - raccontavano una storia fatta di arroganza, di leggi e norme distorte e piegate a un potere esterno e troppo denso coagulato attorno a un'amministrazione troppo molle e accondiscendente. cosenza-giuseppePoi, a partire dal 2015 - quando tutti, ma davvero tutti si sono resi conto dei pasticci e dell'indebita pressione per realizzare a tutti i costi quest'operazione - le cose sono cambiate. Ma se è accaduto, non è tanto per merito della politica quanto di un dirigente, il responsabile dell'Urbanistica comunale Giuseppe Cosenza. Il quale ha posto i paletti invalicabili di fronte ai quali certe tentazioni autoritarie del privato si sono dovute necessariamente adeguare, se non fermare. Con un risultato evidente: l'opera è arrivata quando Expo è già a metà. Insomma, è facile strombazzare che la burocrazia del pubblico è una vergogna e che se il privato "potesse fare" le cose andrebbero meglio. Il privato deve seguire le norme e le leggi, come tutti, anche se è faticoso e talvolta al confine con l'ingiusto. Però tutto deve essere in regola, a costo di doversi togliere la tutina di Batman e riporre il trombone. Sono pesi quotidiani che sopportiamo tutti, anche se non arrivano a 11 tonnellate.

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